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Quando appare, nel 1974, questo studio è subito un successo editoriale, recensito da alcuni dei più autorevoli storici dell'arte e letterati (Giulio C. Argan, Edoardo Sanguineti, Max Kozloff, Lucy Lippard, François Pluchart, Peter Gorsen, Evelyn Weiss e tanti altri). Testimone diretto della nascita e della crescita di uno dei più controversi movimenti artistici, il volume di Lea Vergine si avvale di una serie di testi degli artisti stessi, ai quali l'autrice aveva chiesto di contribuire con una dichiarazione relativa al lavoro illustrato. Corredato di un'ampia documentazione di fotografie originali e fotogrammi di film, videotape, happening, azioni e performance, il volume analizza l'evoluzione di questo fenomeno attraverso le opere di sessanta artisti, da Gina Pane, Gilbert & George, Urs Lüthi e Katharina Sieverding a Rebecca Horn, Trisha Brown, Günter Brus e molti altri che hanno lavorato col e sul corpo. A quasi trent'anni di distanza, il testo viene ripubblicato con l'intero corredo di materiale fotografico originale. Il volume è arricchito e aggiornato da una postfazione di Lea Vergine che analizza il mutare della Body art negli anni Novanta: Orlan, Stelarc, Ron Athey, Franko B., Yasumasa Morimura, Jana Sterbak, Matthew Barney sono "virtuosi dello squilibrio, avidi di ogni sorta di piaghe, i mistici si distruggono per ritrovarsi. In questo finiscono col frequentare il mondo dei santi e delle vittime di cui perpetuano la seduzione".